1. Crisi - Inghilterra Italia 1-0

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    Parrebbe proprio che la Gran Bretagna ci abbia battuti. Non si tratta ovviamente di una partita di calcio, sport nazionale per entrambe le realtà e di cui entrambe rivendicano la paternità, ma per quanto riguarda la crisi economica. Nello specifico sui provvedimenti presi per combatterla.
    Ben lontana dall’idea di entrare nell’euro, memore di quanto la da poco scomparsa Margaret Thatcher profetizzò oltre 20 anni fa, Cameron si è detto felice di quanto finora fatto per l’economia dell’isola e soprattutto nell’ambito del settore privato.
    Naturalmente, a prescindere dalla verità o meno di quanto da lui affermato, c’è da sottolineare che Londra non ha da tempo problemi di scissioni politiche interne e può contare su un governo stabile, se non addirittura efficace e coeso. Almeno contro l’Ue. Recentemente, infatti, proprio il primo ministro inglese ha ribadito la sua intenzione non solo di non entrare nella moneta unica ma anche di sottoporre la permanenza dell’Inghilterra all’interno dei 27 Paesi dell’Unione Europea, a un referendum popolare, sull’onda di un crescente dissenso circa gli aumenti delle quote che ogni paese dovrà versare, in parallelo con un piano economico che delude tutti, Londra per prima.
    E allora, mentre Cameron in tre anni è riuscito a creare un milione di posti di lavoro, cosa ampiamente facilitata anche dalla presenza di una serie di sgravi fiscali per le società e una situazione socio economica ben più leggera di quella italiana, Roma ha dovuto scontrarsi con una perdita di competitività, di posti di lavoro (1 milione di licenziamenti nel solo 2012 cui si devono aggiungere anche 3 milioni di disoccupati, 2 di cassintegrati,2,8 di scoraggiati ) e di perdita di potere d’acquisto sugli stipendi.
    Paragonando altre cifre, si passa, sempre per Roma, da un livello di disoccupazione che nel 2008 toccava l‘8,5%, mentre nel 2012 è arrivato al 12%, 4% in più, pari a un punto percentuale all’anno.
    Partendo da queste basi, l’Italia si trova in bilico tra due possibilità: la ripresa (difficilmente attuabile partendo da cause endogene) e il crollo, soprattutto se si considera che il mercato dei titoli di stato potrebbe registrare una debacle da un momento all’altro perchè tropo esposto all’umore e alla volatilità dei mercati.
    Roma sconta anche una grave pecca: la mancanza di investimenti nella ricerca e nella innovazione cosa che porterebbe con se anche sia lavoro per le generazioni di laureati che eviterebbero di dover emigrare all’estero, sia nuovi investimenti per le zone economicamente depresse . Zone che non si esauriscono solo al sud della penisola, ma vedono anche, purtroppo, la crisi in quel triveneto che una volta era la locomotiva economica d’Italia ed esempio di miracolo economico.
    Purtroppo sono state anche le prime a cadere sotto il peso delle imposte che lo stato ha fatto garavare...

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    Last Post by Mirco Bolognese il 28 April 2013
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